Teatro

Moscato e Danieli danzano il valzer della memoria teatrale

Moscato e Danieli danzano il valzer della memoria teatrale

“A teatro la suprema finzione è sempre stata la suprema verità” è questa, a nostro avviso, una delle  frasi cardini dello spettacolo TA – KAI – TA (Eduardo per Eduardo) di Enzo Moscato, con Isa Danieli e Enzo Moscato, scena di Tata Barbalato, costumi di Giuliana Colzi in scena per questa  ultima tranche post estate del Napoli Teatro Festival Italia. 
TA – KAI – TA è uno spettacolo dalle mille suggestioni e sfumature che Enzo Moscato ha scritto pensando a Eduardo De Filippo, alla sua storia, al suo mondo teatrale. Un Eduardo diverso,  meditato profondamente da Moscato e restituito sapientemente attraverso un gioco di verità e fantasie, di straniamenti e partecipazioni commosse, dolorose, un Eduardo che viene indagato appunto attraverso lo strumento scientifico della fantasia ma anche rileggendo in modo lucido le pieghe della sua avventura di uomo e di artista a tutto tondo.
L'ispirazione di coinvolgere nella sua drammaturgia un uomo e un artista come Eduardo De Filippo Moscato l'ha avuta rammentando una frase che lo stesso Eduardo disse in occasione della morte di Pier Paolo Pasolini. “Era un uomo buono” affermò così semplicemente Eduardo - senza abusare in espressioni malinconicamente retoriche e di circostanza in cui molti s'imbatterono a causa di quel tragico e doloroso evento per la letteratura, la poesia e il cinema italiano - ricordando anche che avrebbe dovuto fare un film con Pasolini ispirato alla figura di San Paolo proprio dal titolo TA-KAI-TA, letterariamente dal greco “Questo e Quello” .
Una affermazione che si ricollega alla bontà, dunque, una frase che la dice lunga sul carattere di Eduardo, spesso esecrato e stigmatizzato dai suoi stessi colleghi d'arte. Ma Eduardo era soprattutto uomo e artista rigoroso e, evidentemente, buono anche lui nel senso più elevato, come lo possono essere gli artisti e i poeti. E' su questa ulteriore lettura e possibilità dell'uomo Eduardo che Moscato costruisce la sua idea di base. Ma  TA – KAI – TA  non è solo questo, nella piéce la grande abilità e sapienza poetica di Enzo Moscato ci mostra un mondo scomparso quello del teatro dell'inizio del '900, di una Napoli avvolta nel velo di un passato definitivamente tramontato, del crescere in una famiglia di così elevato spessore artistico ma così complicata, con quel rigore e quella durezza che si assimilava frequentando da bambini le tavole del palcoscenico. Un Eduardo che sin da giovane si immedesimava in ruoli più grandi di lui d'età, fermando così la sua stessa vita sul palcoscenico, e ritrovandosi, poi, all'improvviso davvero vecchio. Il rigore, si diceva, ma anche il gelo profondo che si coltiva come una pianta dentro di sé per non cedere mai all'emozione che è concessa solo di essere tramandata attraverso il linguaggio teatrale, che è finzione ma al tempo stesso suprema verità.
In scena Enzo Moscato insieme a Isa Danieli, attrice storica del teatro di Eduardo, e nello spettacolo alter ego e contraltare dello stesso Moscato: l'uno rappresentando la scientifica modernità, l'altra immergendosi in un mondo teatrale profondamente vissuto sulla sua pelle di donna, di artista, sullo sfondo della suggestiva e nel contempo stilizzata scena “casa” di Tata Barbalato, con gli efficaci costumi di Giuliana Colzi (pantaloni neri e casacca bianca uguali per Isa ed Enzo a sottolineare la interscambiabilità, la fusione e insieme l'alternanza), la piéce si snoda come un sogno infine espresso, secondo la cifra stilistica di Moscato. Il linguaggio alto e basso, corrosivo e pieno di rimandi metaforici, ma anche dolce, colloquiale, che si allarga nella memoria collettiva e sempre con quella profonda poetica teatrale che ci pervade ed avvolge e, quasi come in un controcanto, le citazioni di testi eduardiani.
TA-KAI-TA: questo è quello, il dolore e la gioia, la finzione e la verità, la vita e la scena, il maschile e il femminile, il bianco e il nero, l'illusione e l’esistenza. Questo ed altro ancora è lo spettacolo con le interpretazioni magistrali di Isa Danieli ed Enzo Moscato che, anche nel ricordo del rigore eduardiano, trasmettono umanità ed emozioni pur rimanendo nel tessuto di una narrazione che è sempre limpida e non concede facili sentimentalismi. Due interpreti straordinari, indimenticabili per un testo di grande spessore poetico, un segno forte sul teatro, sulla sua memoria e anche sul suo futuro. E su tutto pervade quel senso di morte che ghermisce la vita così all'improvviso, come accadde in giovanissima età alla unica figlia femmina di Eduardo: Luisella, metaforicamente rappresentata da una sorta di simbolo fantoccio chiuso in una teca di vetro, posta al centro della scena, coperta da un drappo che Moscato sul finale scopre, così chiudendo il cerchio di una storia, di un rituale, di una cerimonia, che viene raccontata sempre in prima persona, come se la raccontasse lo stesso Eduardo, evocandone così la figura, quasi fosse tra gli spettatori, con una regia di grande eleganza, evocativa, nel rigore dei brani al leggio ma anche movimentandosi in uno struggente valzer tra i due protagonisti, o ancora nella scelta delle musiche di repertorio che punteggiano l'azione e spesso ci riportano a mondi antichi come la lontana e bellissima voce di Rosa Moretti, madre di Isa Danieli, famosa cantante della sua epoca. Moltissimi applausi finali per uno spettacolo da vedere, con quel senso indimenticabile che dà il teatro quando è vero.